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Arriviamo a Barcellona direttamente da Roma con un poco di ritardo. E’ una giornata di sole, con l’aeroporto frenetico per qualche sciopero o manifestazione. Tra la gente però, si avverte l’orgoglio per la sera prima. La Remuntada qua la chiamano: il Barcellona di Messi e Neymar ha appena fatto la storia. Ce ne parla anche l’autista che ci porta in realtà non molto lontano. Dieci, quindici minuti di transfert e le porte di un enorme Hangar si aprono di fronte ai nostri occhi. Ci accolgono due signori distinti, di una certa età. Il primo ha il sorriso di chi ne ha viste tante, un occhiale da uomo distinto. Lo sguardo è pacato, il sorriso è calmo. L’altro, più distinto, serioso, con le mani conserte. Uno è Salvador Canellas, l’altro è Livio Lodi, ciceroni per un giorno di quello che è un pezzo di storia per gli spagnoli, un pezzo di storia per il mondo dell’auto. Ci troviamo all’interno del museo storico Seat. Far capire cosa significa non è impresa facile. Oggi Seat fa parte del gruppo Volkswagen, si mostra come un’azienda concettualmente europea, in grado di aprirsi al mondo. E’, per usare le parole di De Meo alla presentazione dell’ultima Ibiza “un trampolino di lancio nel gruppo” con una chiara identità spagnola. Insomma, una sorta di ambasciatrice. Già, ma le origini parlavano di una Seat come auto del popolo nella sua accezione più bella e romantica. Un po’ come la nostra Fiat. Ed in effetti, prima del legame con Volkswagen, il rapporto tra Torino e Martorell era simbiotico. prosegui la letturaUn viaggio nella storia di Seat pubblicato su Autoblog.it 19 marzo 2017 09:00.
Fonte: Autoblog